Itinerario SUD (viola)
L’itinerario Sud unisce le due porte d’accesso a Venezia, la moderna con l’antica, percorrendo un tratto della Venezia poco frequentata dai turisti .
Si parte dall’angolo sinistro di Piazzale Roma e si percorre la lunga fondamenta dei Tre Ponti, seguendo l’indicazione Accademia, e, successivamente, si percorre la Calle Ragusei.
Giunti al Campo dei Carmini, possiamo girare a sinistra passando per la Fondamenta del Soccorso e quella di San Sebastiano per raggiungere l’omonima chiesa dove nella cappella dell’Annunziata erano presenti le piastrelle ora conservate alla Cà D’Oro, di cui abbiamo parlato nell’itinerario Nord, raffiguranti gli occhiali.
Percorrendo quindi, la calle dell’Avogaria (fronte chiesa) e la calle Lunga San Barnaba, possiamo raggiungere il museo del settecento veneziano, “Cà Rezzonico”, un’antica dimora sul Canal Grande. Tra i dipinti esposti segnaliamo un Pietro Longhi “gli alchimisti” ed un Tiepolo “vecchio con mappamondo”, raffiguranti rispettivamente un occhiale ad arco ed una lente d’ingrandimento.
Esposti a palazzo anche due grandi mappamondi e l’arredamento di un’antica Farmacia conservato all’ultimo piano, che meritano una visita, ma l’opera più importante qui esposta è l’affresco del Tiepolo raffigurante il “Mondo Niovo”.
Il “Mondo Niovo”, mirabile strumento itinerante d’invenzione settecentesca, che permetteva la conoscenza del mondo circostante grazie ai vedutisti che raffiguravano su carta le piazze ed i monumenti principali delle città europee più importanti e successivamente venivano mostrati al pubblico all’interno di appositi contenitori. Il gestore della struttura con la lunga asta, gestiva l’afflusso ed indicava al pagante che il tempo per l’osservazione era scaduto.
Tornando in Campo San Barnaba, prendiamo il sottoportego del Casin dei Nobili a sinistra e superiamo il ponte. Percorriamo una quindicina di metri e prima di giungere alla Toletta (nota libreria), troveremo una piccola fontanella e ci inseriamo nel sottoportego della calle Eremite a destra. Usciamo in fondamenta di Borgo, e la percorriamo a sinistra. Sulla nostra sinistra dopo una ventina di metri, troveremo una calle chiusa da un cancello. Avremo raggiunto il sito dell’ultima fabbrica veneziana di occhiali: la Calle Occhialera.
La fabbrica fu chiusa con la caduta della Serenissima nel 1797, ma rimasero in città alcuni abili artigiani capaci di costruire montature, lenti e strumenti scientifici per la propria clientela.
Qui di seguito vediamo alcuni premi attribuiti a loro:
SELVA GIUSEPPE di Venezia:
Anno 1816, per camera lucida, atta a disegnare gli oggetti in prospettiva, migliorata, “Medaglia d’argento”.
Anno 1816, occhiali periscopici ad imitazione di quelli di Wollaston, “Menzione onorevole”.
OLIVO ANGELO di Venezia:
Anno 1819, per invenzione di cannocchiale duplice o di doppia veduta, “Medaglia d’argento”.
SEMITECOLO LEONARDO di Venezia:
Anno 1825, per assortimento di occhiali, “Medaglia d’argento”.
Come anticipato nell’Itinerario “Centro”, il Tassini nelle sue Cronache Veneziane, rileva la presenza presso il borgo di San Trovaso di un Bortolo Occhialer. A tal Bortolo, il 26 Agosto 1612, nacque morta una figlia che avrebbe voluto chiamare Caterina.
Un altro episodio coinvolge la stessa parrocchia. Qui abitava Antonio, figlio di Zuane Occhialer, che abbiamo già trovato nell’itinerario di Centro. Potrebbe trattarsi di un’omonimia oppure la famiglia gestiva sia la fabbrica di San Trovaso che l’attività al dettaglio a Rialto.
La cronaca rileva che il figlio Antonio fu “violentemente sodomizzato” per strada dal figlio del merciaio “Al segno del Coral” in Ruga dei Oresi a Rialto che fu citato in giudizio il 26 Febbraio del 1610.
Il nostro itinerario continua per la Fondamenta Bontini in direzione San Trovaso, uno degli ultimi squeri sopravissuti in Venezia. Proseguendo oltre attraversiamo il canale e seguiamo la fondamenta Priuli.
In un paio di minuti avremo raggiunto le Gallerie dell’Accademia.
La visita all’Accademia, oltre a deliziarci con i suoi dipinti, ci riserverà una vera sorpresa quando giungeremo alla sala capitolare, dove è conservato un grande pannello da pala d’altare di Carlo Crivelli.
Carlo Crivelli nacque a Venezia nel 1430 circa e si trasferì in Dalmazia dopo aver subito una condanna per essere vissuto con una donna sposata, per poi fermarsi definitivamente nelle Marche nel 1460 ma continuò a proclamarsi pittore veneziano in tutte le sue opere firmandosi “OPUS.CAROLI.CRIVELLI.VENETI” Morì nel 1494 ad Ascoli Piceno.
La grande tavola fu dipinta tra il 1488 e il 1490 per il Duomo di Camerino nelle Marche, assieme ai Santi Girolamo e Ansovino, presenti su altra tavola, e alla Madonna della Candeletta, conservata alla Pinacoteca di Brera a Milano.
Rischiò di andare completamente distrutta, prima sotto le macerie del terremoto del 1799, e successivamente perché un falegname la usò come tavola per piallare.
I due Santi Pietro e Paolo, in piedi uno accanto all’altro, sono intenti nella lettura e Pietro inforca una splendida rappresentazione di occhiale a compasso probabilmente in ferro verniciato.
Come accennato in precedenza per la piastrella conservata alla Cà D’Oro, la precisione usata nel dipingere questo capolavoro ci permette di comparare i due occhiali. Entrambi sono decorati da una serie di piccoli punti bianchi lungo la struttura e raramente nell’iconografia sono visibili questi dettagli. Poichè l’epoca del dipinto (1490) e quella della piastrella (1510) sono molto ravvicinati, si potrebbe presumere che entrambi siano stati prodotti in un’area molto ristretta. La forte appartenenza dimostrata dal Crivelli alla terra natia sembrerebbe dimostrare che l’immagine dell’occhiale appartenga ad una produzione veneziana e pertanto che anche le piastrelle giungano da area veneziana se non fosse che il dipinto fu creato in terra marchigiana ove risultava fiorente nel medioevo una produzione di ceramiche e majoliche. Purtroppo nessun occhiale di questo tipo è giunto a noi e pertanto l’enigma della paternità resterà tale finchè nuove scoperte non possano chiarire l’argomento.
Siamo a conoscenza di un’altra opera del Crivelli dove sia rappresentato un astuccio per occhiali. La tavola è conservata attualmente al museo del Louvre a Parigi. San Giacomo della Marca è del 1477, e l’astuccio è appeso alla cintura del Santo.
Ma le sorprese presso l’Accademia non sono terminate. Se volgiamo lo sguardo al soffitto della sala
in cui ci troviamo, avremmo l’opportunità di osservare un’ulteriore occhiale. Nello splendido soffitto a cassettoni, costruito nel XV sec. sono inseriti dei bassorilievi e in uno dei quattro cerchi raffiguranti gli evangelisti, San Giovanni è nel suo studiolo ed ha un occhiale a perno appoggiato sullo scrittoio.
Terminata la visita all’Accademia, attraversiamo il vecchio ponte provvisorio in legno e procediamo verso San Marco.
In circa quindici minuti, raggiungiamo la piazza e saliamo al museo Correr dall’ala Napoleonica.
Uno dei più importanti musei della storia della Serenissima raccoglie numerose stampe, quadri ed oggetti. Tra le opere si possono scorgere alcune raffigurazioni di occhiali e astucci.
G. Grevenbroch nel 1754, ha raffigurato numerosi mestieri per creare un catalogo, intitolato “Gli abiti de’ veneziani”. Gli occhiali appaiono nelle mani e sui tavoli di:
– L’avvocato ed il fiscale
– Il sarto
– Nobile veneziano al banco
Assieme ad altri oggetti utilizzati per la navigazione è visibile anche un cannocchiale in cartapesta firmato Semitecolo, ma la raffigurazione più importante è un’antica insegna della congregazione dei Vagineri.
I Vagineri erano produttori di contenitori costituitisi in Arte nel 1314.
L’insegna in questione risulta restaurata nel 1733, come riportato sotto ad essa e perciò non ci è dato sapere se siano state aggiunte o modificate alcune immagini.
Questa insegna appare essere una specie di catalogo degli oggetti prodotti dagli affiliati e tra i vari contenitori raffigurati possiamo riconoscere alcuni astucci per occhiali.
Giunti alla fine del nostro itinerario non ci resta che goderci “il più bel salotto del mondo” come fu definito da Napoleone Bonaparte.
Nella piazza sono presenti ancora due dei caffè più antichi al mondo, il Florian e il Quadri.
Possiamo approfittarne per dissetarci e, non ultimo, per scoprire che negli specchi del XIX sec. che rivestono il Quadri Gran Caffè, è possibile scorgere alcune immagini incise di personaggi in abiti veneziani che sorreggono degli occhialini del tipo a fassamano.
Fine