San Martino 2017
San Martin xe ‘ndà in sofita/ a trovar la so novissa./ So novissa no ghe gera,/ el xe ‘ndà col cuo par tera/ viva viva san Martin/ Viva el nostro re del vin!/
San Martin m’ha mandà qua/ che ghe fassa la carità./ Anca lu col ghe n’aveva,/ carità el ghe ne fasseva/ Viva viva san Martin/ Viva el nostro re del vin!/
Fè atension che semo tanti/ E gavemo fame tuti quanti/ Stè tenti a no darne poco/ Perché se no stemo qua un toco!/
Se si è ricevuto qualcosa si prosegue con:
E con questo ringraziemo/ Del bon anemo e del bon cuor/ ‘N altro ano tornaremo/ Se ghe piase al bon Signor/ E col nostro sachetin/ Viva, viva S.Martin./
Se non si è ricevuto niente invece si canta:
Tanti ciodi gh’è in sta porta/ Tanti diavoli che ve porta/ Tanti ciodi gh’è in sto muro/ Tanti bruschi ve vegna sul culo./
E CHE VE MORA EL PORSEO!
La vetrina questa volta è dedicata a San Martino, per la precisione la Festa che commemora San Martino di Tours, di cui riportiamo la breve storia. A Venezia viene celebrata con l’usanza di far andare i bambini per le botteghe a battere i coperchi e cantare almeno la prima strofa della filastrocca sopra. In cambio solitamente ricevono caramelle e dolcetti. La sera poi, in famiglia, si consuma il tradizionale dolce di pastafrolla, che quest’anno ci siamo fatti personalizzare.
San Martino di Tours viene ricordato l’11 novembre, sebbene questa non sia la data della sua morte, ma quella della sua sepoltura. Questa data è diventata una festa straordinaria in tutto l’Occidente, grazie alla sua popolare fama di santità e al numero notevole di cristiani che portavano il nome di Martino. Nel Concilio di Mâcon era stato deciso che sarebbe stata una festa non lavorativa.
La basilica a lui dedicata in Tours, l’edificio religioso francese più grande di quei tempi, fu tradizionale meta di pellegrinaggi medievali. Nel 1562, in seguito alle lotte di religione che insanguinarono la Francia, fu messa a sacco dai protestanti e le sue spoglie date alle fiamme, tanto era il suo richiamo simbolico. Durante il periodo della rivoluzione francese la basilica fu demolita quasi completamente; rimasero due torri, ancora oggi visibili. Nel 1884 fu progettata una nuova basilica che fu consacrata nel 1925.
Molte chiese in Europa sono dedicate a San Martino. Tra queste Lucca e Belluno hanno dedicato a San Martino la propria Cattedrale.
L’11 novembre i bambini delle Fiandre e delle aree cattoliche della Germania e dell’Austria, nonché dell’Alto Adige, partecipano a una processione di lanterne, ricordando la fiaccolata in barca che accompagnò il corpo del santo a Tours. Spesso un uomo vestito come Martino cavalca in testa alla processione. I bambini cantano canzoni sul santo e sulle loro lanterne. Il cibo tradizionale di questo giorno è l’oca. Secondo la leggenda, Martino era riluttante a diventare vescovo, motivo per cui si nascose in una stalla piena di oche; il rumore fatto da queste rivelò però il suo nascondiglio alla gente che lo stava cercando. In anni recenti la processione delle lanterne si è diffusa anche nelle aree protestanti della Germania, nonostante il fatto che la Chiesa protestante non riconosca il culto dei santi.
L’episodio delle oche è rimasto nella tradizione scandinava. Una volta si celebrava in tutta la Svezia, mentre ora è rimasto nella regione meridionale della Scania. La sera del 10 novembre si festeggia la tradizione con un menu a base di svartsoppa, zuppa a base di brodo, sangue (preferibilmente d’oca) e spezie, oca e torta di mele.
In Italia il culto del Santo è legato alla cosiddetta estate di San Martino la quale si manifesta, in senso meteorologico, all’inizio di novembre e dà luogo ad alcune tradizionali feste popolari. Nel comune abruzzese di Scanno, ad esempio, in onore di San Martino si accendono grandi fuochi detti “glorie di San Martino” e le contrade si sfidano a chi fa il fuoco più alto e durevole.
Nel veneziano l’11 novembre è usanza preparare il dolce di San Martino, un biscotto dolce di pasta frolla con la forma del Santo con la spada a cavallo, decorato con glassa di albume e zucchero ricoperta di confetti e caramelle; è usanza inoltre che i bambini della città lagunare intonino un canto d’augurio casa per casa e negozio per negozio, suonando padelle e strumenti di fortuna, in cambio di qualche monetina o qualche dolcetto (vedi Festa di San Martino).
A Palermo si preparano i biscotti di San Martino abbagnati nn’o muscatu (inzuppati nel vino moscato di Pantelleria), a forma di pagnottella rotonda grande come un’arancia e l’aggiunta nell’impasto di semi d’anice (o finocchio selvatico) che conferisce loro un sapore e un profumo particolare.
Nel Salento, in particolare a Lecce e provincia, il culto del Santo è molto sentito sia a livello religioso che folcloristico. Si organizzano imponenti pranzi e cene con famiglia e amici festeggiando con carne, castagne, pittule salentine e soprattutto vino. Spesso il giorno successivo viene concesso un ingresso posticipato a scuola o al lavoro.
In molte regioni d’Italia l’11 novembre è simbolicamente associato alla maturazione del vino nuovo (da qui il proverbio “A San Martino ogni mosto diventa vino”) ed è un’occasione di ritrovo e festeggiamenti nei quali si brinda, appunto, stappando il vino appena maturato e accompagnato da castagne o caldarroste. Sebbene non sia praticata una celebrazione religiosa a tutti gli effetti (salvo nei paesi dove San Martino è protettore), la festa di San Martino risulta comunque particolarmente sentita dalla popolazione locale.
Nel nord Italia, specialmente nelle aree agricole, fino a non molti anni fa tutti i contratti (di lavoro ma anche di affitto, mezzadria, ecc) avevano inizio (e fine) l’11 novembre, data scelta in quanto i lavori nei campi erano già terminati senza però che fosse già arrivato l’inverno. Per questo, scaduti i contratti, chi aveva una casa in uso la doveva lasciare libera proprio l’11 novembre e non era inusuale, in quei giorni, imbattersi in carri strapieni di ogni masserizia che si spostavano da un podere all’altro, facendo “San Martino”, nome popolare, proprio per questo motivo, del trasloco. Ancora oggi in molti dialetti e modi di dire del nord “fare San Martino” mantiene il significato di traslocare.
Una curiosità: nella antica Basilica di Santa Maria Assunta a Torcello, San Martino è raffigurato nel mosaico dei 4 grandi Dottori della Chiesa con Ambrogio, Agostino e Gregorio Magno al posto di Girolamo.